2 recensioni per La Cuba di Palermo
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Era in origine integrata nel verde del parco reale detto Genoardo. Una iscrizione in versi sulla cornice d’attico svela il nome del re Guglielmo II e la data, 1180. Questo padiglione diurno è un esempio emblematico dell’architettura palaziale siciliana delle età islamica e normanna. Oltre ad una attenta analisi storico-critica del monumento, il volume è corredato dai rilievi e da foto dell’autore e da una specifica bibliografia.
NOTA SULL’AUTORE
Susanna Bellafiore (Palermo, 1956), architetto, specializzata nel restauro architettonico presso l’ICRROM di Roma. Ha lavorato come dirigente tecnico presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Palermo seguendo numerosi interventi di restauro di monumenti della provincia di Trapani e di Palermo.
Nel 2013 diventa editore per ripubblicare i testi di Giuseppe Bellafiore, l’amato zio a cui ha dedicato cure e attenzioni negli ultimi anni della sua vita. Nel suo ricordo affettivo e soprattutto professionale, vuole riproporre il suoi operato ed i suoi libri in ispecie sulla storia dell’architettura in Sicilia, affinché la sua figura di uomo e di studioso venga ricordata nel tempo.
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Francesco Lo Bello –
L’edificio, per importanza storica e complessità architettonica, merità il brillante saggio che Susanna Bellafiore ha dedicato ad esso. All’accuratezza, precisione e nitidezza dei disegni di rilievo corrisponde la puntigliosa ricostruzione storica, riccamente documentata, che ne fa il testo.
Rosa Chirco –
Il lavoro svolto negli anni dagli architetti Giuseppe e Susanna Bellafiore rappresenta sicuramente un grande contributo per ciò che concerne la storia dell’arte in Sicilia. “La Cuba di Palermo” ne è un esempio. Un testo dal linguaggio accessibile anche a chi, come me, non è studente di architettura e il cui contenuto, molto dettagliato, (basti pensare alla descrizione delle caratteristiche strutturali, le analogie architettoniche tra la Cuba Sottana e vari monumenti presenti nel Maghreb centro-orientale e in Egitto, per non parlare del significativo intervento di restauro voluto dal Soprintendente F. Valenti), permette di riscoprire un patrimonio artistico e architettonico di grande valore che riflette la forte influenza islamica in Sicilia, soprattutto per quanto riguarda la dinastia fatimide, più di quanto si immagini. Un approfondimento, dunque, che consente di rivedere un monumento, espressione di un importante periodo storico purtroppo non abbastanza conosciuto.